Immaginate di avere due amiche o due amici che giocano a calcetto, ognuno nella sua squadra amatoriale. Le due squadre hanno una certa rivalità, e si sfidano spesso, alimentando una ormai interminabile polemica su quale sia la squadra più forte. A un certo punto, immaginate che una terza squadra sfidi queste due. Una squadra professionista. Della Serie A italiana di basket. Una squadra professionista di basket che sfida le due compagini amatoriali di calcetto. A giocare a basket. Secondo voi, il confronto delle prestazioni delle due squadre di calcetto contro la squadra di basket saranno utili a determinare quale sia la più forte?
Domanda retorica, ma è la stessa che dovremmo porci quando tentiamo di inserire la questione catalana nel dibattito sulla gestione della pandemia. Da quando la Generalitat catalana è governata dagli indipendentisti, le sue decisioni e prese di posizione non solo riflettono le opinioni e le scelte di chi vorrebbe l’indipendenza, ma mostrano quale filosofia di governo guiderebbe una Repubblica Catalana. Allo stesso modo, un governo statale impegnato su più fronti nel reprimere con forza le rivendicazioni catalaniste, assume i connotati del nazionalismo spagnolo più becero e intransigente. Invece di percepirsi come super partes e come mitigatore del conflitto, ne prende parte e lo alimenta. Quindi, come abbiamo imparato benissimo negli ultimi anni, è Spagna contro Catalogna, laddove “Spagna contro Catalogna” si traduce in un confronto tra istituzioni: il governo di Madrid, contro la Generalitat catalana.
Da anni ormai, le scelte dell’una e dell’altra istituzione si contrappongno in una interminabile sfida a chi riesce a dimostrare di saper governare meglio, come due squadre di calcetto che continuano a sfidarsi per stabilire quale sia la più forte. E poi, arriva la squadra di basket che gioca serie A, che chiaramente è la pandemia di coronavirus. La situazione che stiamo vivendo non solo è molto più forte delle ormai fragili istituzioni pubbliche occidentali, ma gioca un gioco alle quali queste non sanno neanche giocare. Come quando una squadra professionistica di basket sfida a basket gli amici o le amiche del calcetto del giovedì. Il risultato è quello che ci si può attendere: una sconfitta disastrosa, e una leggendaria figura di merda.
In questo, non sono un giocatore di calcetto. E questo vuol dire che, per quanto sia solidale con la causa catalanista, non credo che la cosa si riduca a decidere chi “governi meglio” fra Madrid e Barcellona. Però questa sfida fra istituzioni, questa lunga sfilza di sfide a calcetto, sembra appassionare molta gente. E non faccio che vedere polemiche su chi gestisca meglio la cosa, su chi sia colpevole di questo o di quello. Consiglio spassionato: lasciate perdere. La pandemia è più forte e gioca a un gioco a cui nessuno sa giocare, e il risultato è di fronte ai nostri occhi, per quanto ci rifiutiamo di vederlo: tanto Madrid quanto la Generalitat stanno perdendo rovinosamente, stanno facendo schifo al cazzo, ed è perfettamente inutile fare paragoni su chi faccia meno schifo, perché ogni differenza è insignificante.
Come due formiche che discutono su chi sia più alta, di fronte al Monte Bianco.