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Questo è un articolo di prova #Makamaka

Posted on 2023/08/28 by joker

Daje de #makamaka

Tagged makamaka

Questa non è la nostra normalità.

Posted on 2020/10/30 by joker

In tempi di ripresa dei contagi e nuove restrizioni, l’importante è tenere alto il morale quanto più possibile. La chiave sta nel non prendere di vista una cosa che neanche il più catastrofista degli iettatori da social ha avuto il coraggio di affermare: il fatto che (parafrasando) la pandemia è un fenomeno naturale, ha avuto un inizio e come tutti i fenomeni naturali avrà una sua fine. E questa fine non la dobbiamo cercare tanto con il binocolo, ma è una cosa di cui parleremo più avanti. Per ora dobbiamo sforzarci di credere che i concerti affollati, gli stadi pieni, le discoteche, le vacanze all’estero, gli aperitivi coi colleghi dopo il lavoro, sono la normalità. Non sono solo “il passato”, sono anche e soprattutto “il futuro”. Due tempi interrotti da un presente sicuramente duro da affrontare, ma pur sempre destinato a finire. Non dimentichiamolo mai, per favore.

La Catalogna, la Spagna e il coronavirus. Il basket, il calcetto e le formiche.

Posted on 2020/10/29 - 2023/01/23 by joker

Immaginate di avere due amiche o due amici che giocano a calcetto, ognuno nella sua squadra amatoriale. Le due squadre hanno una certa rivalità, e si sfidano spesso, alimentando una ormai interminabile polemica su quale sia la squadra più forte. A un certo punto, immaginate che una terza squadra sfidi queste due. Una squadra professionista. Della Serie A italiana di basket. Una squadra professionista di basket che sfida le due compagini amatoriali di calcetto. A giocare a basket. Secondo voi, il confronto delle prestazioni delle due squadre di calcetto contro la squadra di basket saranno utili a determinare quale sia la più forte? Continue reading “La Catalogna, la Spagna e il coronavirus. Il basket, il calcetto e le formiche.” →

Tagged Catalogna, Coronavirus

Per carità, a pedalare pedaliamo…

Posted on 2020/10/22 - 2020/10/26 by joker
Immaginate di andare su di un tandem, una di quelle bici che si guidano in due. E immaginate che quello davanti a voi continui a ripetervi che siamo in salita, che c’è da fare uno sforzo in più, che dovete stringere i denti e pedalare più forte.
Immaginate poi di scoprire che questo compagno di viaggio, che si rifiuta sistematicamente di passarvi la borraccia, in realtà non stia pedalando. A voi chiede di fare uno sforzo in più per affrontare la salita, ma lui non solo si rifiuta di aiutarvi passandovi la borraccia, ma evita di fare la sua parte pedalando a sua volta.
Avrete capito l’allegoria. Quelli dietro a pedalare siamo noi, chi guida il tandem è il ceto politico e la classe dirigente. E la salita è la pandemia.
Oggi a Barcellona si tornano a limitare libertà personali e vita sociale. In pratica, con la chiusura di bar e ristoranti, la sola cosa che ci resterà da fare nelle prossime settimane è stare in casa fino a sei persone. Nel frattempo la gente resta senza lavoro, chi lavora viene spinto a farlo da casa con tutte le difficoltà che la cosa comporta, e chi non può restare a casa viene esposto ai contagi perché alle imprese non hanno imposto di implementare misure di sicurezza.
Ci tocca pedaleare, ma né lo stato né la Generalitat de Catalunya sembrano intenzionati a “passarci la borraccia”, perché a parte qualche agevolazione qua e là, la gente viene sostanzialmente abbandonata ad affrontare le conseguenze della crisi da sola. Si sgomberano case, le cassaintegrazioni non arrivano, e buonanotte a Ursula von der Leyen e al suo “Next Generation Europe”.
Ma non è solo questo, perché chi guida il tandem non sta neanche pedalando. Da ieri il personale sanitario e i medici di guardia sono in sciopero perché sotto organico e in affanno nella gestione della pandemia, segno inequivocabile che tante promesse di potenziamento del sistema sanitario sono rimaste tra le sale stampa e l’inchiostro dei giornali.
Quel compagno di viaggio continua però a urlarci addosso, dicendo che vanno fatti degli sforzi in più e accusandoci di non capire quanto sia pendente questa salita. Ovvero quanto grave sia questa situazione. Da giorni, TV3 non fa che raccogliere testimonianze di medici ospedalieri pronti a giurare che i contagi sono risaliti perché “la gente non mette la mascherina quando sta al tavolo del bar”, a causa della movida dei giovani o della gente che se ne va alla casa al mare. Affermazioni prive di dimostrazione alcuna, esattamente come il matra che viene ripetuto su quanto la riapertura delle scuole (l’unico vero cambiamento di vita sociale delle ultime settimane) non c’entri ASSOLUTAMENTE con la ripresa dei contagi.
E allora, noi siamo lì dietro che pedaliamo come degli stronzi, senza acqua da bere e tormentati dal paternalismo del governo e dai rantoli dei fan delle “responsabilità collettive”, ovvero i tanti moralizzatori del cazzo che continuano a ricordarci che la responsabilità di tutto questo è sempre e solo la nostra.
Per carità, a pedalare pedaliamo. Però capite perché siamo tanto incazzati?

Tranquillo, “compagno”. Mi ricorderò di te anche a pandemia finita.

Posted on 2020/10/15 - 2020/10/22 by joker

A Roma abbiamo un detto: “e ‘ndo vai? Pe’ i tetti?”. “Dove vai? Per tetti?”. Si dice quando si vuole sottolineare una situazione dalla quale non si può scappare, di fronte alla quale ogni tentativo di elusione rischia di risultare goffo, ai limiti della comicità. Come goffo ai limiti della comicità è chi si riduce a saltare da tetto in tetto per sfuggire ai suoi inseguitori.

Quando leggo i discorsi di tante compagne e compagni sulle reti sociali, mi viene in mente proprio questo modo di dire, questa domanda in romanesco. Una domanda per loro. Per chi oggi sostiene che la sola arma per combattere la pandemia sia la limitazione delle libertà personali. Per chi arriva primo fra chi chiede lockdown e restrizioni, ma dimentica di reclamare il miglioramento del sistema sanitario. Per chi chiede a gran voce che si chiudano le imprese “non essenziali”* per proteggere i lavoratori dal contagio, ma sono anni che combatte una strana lotta contro gli ammortizzatori sociali. Perché sono “assistenzialismo”, mentre la redistribuzione della ricchezza deve avvenire esclusivamente attraverso il salario. Per qualche ragione. Quelli che si spingono ad affermare, senza scomodarsi a produrre prova alcuna, che “tanto il sistema sanitario non può essere migliorato più di così” e che la soluzione unica è vietare, vietare e ancora vietare. Avete capito di chi parlo.

A Roma abbiamo un detto, e quel detto se lo devono ricordare. Perché fino a ieri erano i primi a riempirsi la bocca di antiautoritarismo. Parlavano di lotta contro gli abusi della polizia, solidarizzavano con le vittime della repressione in tutto il mondo. Arrivavano a dire che il potere capitalista risponde ai problemi sociali inviando polizia, ma quando la crisi è arrivata, sono stati gli stessi a replicare quello schema. Il detto se lo devono ricordare perché, in tutta sincerità, questi finita la panemia dove credono di andare? Pe’ i tetti, per l’appunto. Perché non gli rimarrà altra opzione.

Perché se credono di farsi oggi paladini della repressione e pompieri delle proteste sociali, per poi tornare fra le file di chi prova a resistere a pandemia finita, potrebbero esserci delle gran brutte notizie per loro.

Oggi resistiamo. Come ieri, come domani, come sempre. Oggi resistiamo mantenendo noi e i nostri cari al sicuro dal contagio e denunciando le inadempienze e le bugie di chi ci governa. Domani proveremo a ricostruire, ci guarderemo in faccia e sapremo su chi contare.

Ci sarà da divertirsi.

* Che poi chi cazzo lo decide cosa sia essenziale, lo sanno solo loro.

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